Premi "Invio" per passare al contenuto

Etna, Monte Frumento ed il mare bianco

Fine febbraio 2019: le condizioni meteo e la viabilità locale avevano ritardato di dodici ore il nostro arrivo sull’Etna, già previsto per la sera precedente. Così, una sveglia all’alba ed una Ford Fiesta carica di attrezzatura avevano portato me e Manfredi dritti al Rifugio Citelli, dove ci attendeva Daniele il gestore. Il tempo non era dei migliori: nevicava, da nord-est soffiava un vento forte che portava con se accumuli di neve pallottolare e lo spiraglio di tempo mite che avevamo previsto veniva pian piano spazzato via insieme a questa. Nonostante ciò decidiamo di proseguire puntando dritti a Monte Frumento delle Concazze; lasciamo il rifugio ad una temperatura di -9,8°C, mettiamo su le pelli, calziamo gli scarponi e cominciamo la salita, addentrandoci dritti dentro al bosco che a quelle quote riveste ancora per poco le pendici nere dell’Etna.

 

Quota 1800

Sopra le nostre teste le cime degli alberi venivano spazzate violentemente dal vento. Giù invece siamo protetti, quasi confortati durante la nostra salita, mentre puntiamo metro dopo metro verso le Bocche del 1928. La colata lavica sottostante era stata trasformata dagli accumuli di neve fresca e pallottolare in una gigantesta half-pipe. Guadagnati 200 metri di quota, il bosco sempre più rado lascia spazio al maestoso paesaggio lunare innevato del vulcano. Raggiungiamo quindi le bocche del 1928, punto di riferimento fisso lungo la prima parte della salita. Attraversiamo la colata lavica sottostante sotto il peso della neve trasportata dal vento, che si univa coesa a formare piccoli ghiaccioli sul berretto, le mie sopracciglia e la barba.

Quota 1900

Eravamo partiti tardi per una salita del genere, quasi affrettata nell’incalzare degli sci che andavano su veloci uno dopo l’altro, quasi avventata per la sete di neve e montagna di cui soffrivamo. Eravamo partiti tardi, in un tempo che a quelle quote non è cronologico, ma è il tempo meteorologico del “quando si chiude”. E se non sei già di ritorno, a quelle quote “quando sta per chiudersi” è già troppo tardi.

Traversata verso Monte Frumento - Etna, Monte Frumento ed il "Mare bianco"
Traversata verso Monte Frumento

Quota 2000, il mare bianco

Dalle bocche del 1928 vedevamo dritto a Nord Monte Frumento, separato da noi da un lungo specchio di neve vetrata, macchiata da accumuli, che degradava inesorabile verso valle, quando improvvisamente il cielo si è chiuso. D’un tratto tutto era bianco, bianca la neve, bianco il cielo, bianco tutto intorno a noi. Un mare bianco, in cui non c’era più Monte Frumento, le bocche del 1928, le tracce dei nostri sci. La neve soffice accumulata dal vento improvvisamente lasciava il posto sotto le nostre lamine alla neve vetrata della notte precedente, spezzando il passo qua e là durante quella lunga traversata a naso verso Monte Frumento. Anche se non era più visibile in lontananza il Rifugio Citelli, Daniele ci racconterà dopo di averci visto zigzagare in mezzo a tutto quel bianco.

Intrapresa la traversata, per la prima volta siamo stati direttamente esposti al forte vento di NE che, non sollevando più sopra di noi accumuli di neve, picchiava freddo e forte su di noi e spingeva giù verso valle. A quota 2000, con una temperatura percepita di circa -20°C ed un ampio canalone sotto gli sci, ogni metro guadagnato lungo il traverso era una spinta in più ad abbandonare la salita e sciare giù verso valle. Ma la sensazione violenta di lame sul viso, mille punture di spillo sulle gambe, gli occhi asciutti e sgranati ed una paralisi a frigore di un nervo faciale1 ci hanno esortati a proseguire, per stare in moto, restare caldi e sottrarci alla spinta del vento che avrebbe reso comunque difficile e pericolosa la discesa lungo il canale.

Quota 2100

Raggiunto Monte Frumento il vento si placa; il vetrato del traverso macchiato di accumuli di neve pallottolare cede il posto a 20 centimetri di neve fresca appena fioccata. Il mare bianco è meno bianco: seppur ancora i contorni siano poco distinti, Monte Frumento chiude la nostra visuale ad Est, mentre ad Ovest emerge distintamente ed alto sopra di noi il nero lavico delle Rocche della Valle.

Siamo ai piedi del Canalone a Y quando finalmente togliamo le pelli e, bloccati i talloni, cominciamo felici la nostra discesa su quel manto soffice di neve appena deposta. Scendiamo lungo uno stretto canale largo circa 7 metri, con un pendio medio del 20% ed una pendenza massima del 40% che per le condizioni di quella mattina ho deciso di soprannominare “Canalone di Bell”. E quindi, evitato un muro verticale di diversi metri a fondo del canale, andiamo giù dritti e veloci verso Monte Baracca. Presto il sinuoso versante scosceso, segnato da creste e colate, lascia il posto a sparuti cespugli, poi ad arbusti sempre più frequenti. Quindi sciamo morbidi sotto gli alberi, scivolando sotto i rami e puntando a Sud verso i Monti Sartorius. Da lì torniamo nuovamente a districarci e divertirci in mezzo al bosco, che ci accompagna sempre più lieve fin sulla strada.

Uscita dal Canalone di Bell - @ Roberto Giammalva 2019
Uscita dal Canalone di Bell

A fine giornata rientrare al Rifugio Citelli è stato come tornare a casa, un po’ infreddoliti ma caldi e felici, tra una birra e quattro chiacchiere con gli amici, raccontando della giornata davanti al camino e rivedendo i percorsi sulle gigantografie dell’Etna appese alle pareti in attesa della cena.

Post scriptum

Scrivendo queste righe a memoria di questa giornata di scialpinismo, ringrazio ancora Daniele, il gestore del Rifugio Citelli, e la sua famiglia che ogni giorno rendono familiare l’atmosfera del rifugio e speciale la nostra permanenza come loro ospiti.

Ritengo inoltre che i più curiosi troveranno interessante lo studio multicentrico di Franzke et al. “Weather, weather changes and the risk of Bell’s palsy: a multicenter case-crossover study”[1]Franzke P, Bitsch A, Walther M, et al. Weather, Weather Changes and the Risk of Bell’s Palsy: A Multicenter Case-Crossover Study. N. 2018;51(3-4):207-215. doi:10.1159/000492671, come approfondimento in merito alla fastidiosa evenienza di una paralisi faciale (o paralisi di Bell) causata dall’esposizione a condizioni climatiche particolarmente rigide.

Cita questo articolo: Roberto Giammalva, "Etna, Monte Frumento ed il mare bianco," in I racconti del tempo verticale - Roberto Giammalva, 27 Febbraio, 2019, https://www.tempoverticale.com/etna-monte-frumento-ed-il-mare-bianco/.

Riferimenti[+]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Mostra
Nascondi